Archivio per Maggio 2012

11
Mag
12

Astaroth

il 20 maggio 2012 alle ore 15,00, in occasione della Festa dell’ Oasi WWF – Riserva naturale dei Ghirardi andrà in scena
ASTAROTH di S. Benni, per la regia di Aldo Craparo. Aiuto regista: Valentina e Mariella Delnevo, Marika Bernabò, Diego Mussi. Lo spettacolo è anche occasione per un uscita fotografica del Valtaro Foto Club ! Vi aspettiamo numerosi

10
Mag
12

CARATTERISTICAMENTE

Ricordati spesso per i loro volti e non per i loro nomi. Uomini e donne qualunque che inventano e diventano personaggi di parti scritte a loro uso e consumo, pensate per le loro facce, nati dai loro gesti articolati e dalle loro voci.

Sono i caratteristi, figure che hanno segnato una lunga stagione cinematografica e teatrale. Artisti senza i quali molte opere sarebbero state meno mitiche, meno amate e certamente meno indimenticabili.

Che sarebbe stato “Pane amore e fantasia” senza la cameriera che accudisce il maresciallo De Sica, cioè Tina Pica?

Che sarebbe stato de “I soliti ignoti” senza le figure di Capannelle e Ferry boat, o della serie Fantozzi senza la figura del geometra Filini?

Piccole grandi maschere.

«Vieni avanti cretino!»

Fratelli De Rege

Carlo Campanini-Sarchiapone

Gianni Agus- Fracchia

Franco Fabrizi- I vitelloni

Aldo Giuffrè- Ieri, oggi, domani

Aldo Maccione- Brutos

Giacomo Rizzo – Pacco, doppio pacco, contropaccotto

Franco Lechner – Bombolo

Carlo Pisacane – Capannelle (i soliti ignoti)

Tiberio Murgia – Ferribotte (I soliti ignoti)

Tina Pica – Caramella, Nonna Isabella

Ave Ninchi – Le motorizzate

Lella Fabrizi – Sora Lella

Gigi Reder – Geometra Filini

Mario Braga – Un sacco bello

Anna Mazzamauro – Signorina Silvani

Giacomo Furia – La banda degli onesti

Enzo Cannavale – Piedone d’Egitto

Leopoldo Trieste – I vitelloni

Bice Valori – Susanna tutta panna

Paolo Panelli – Aggiungi un posto a tavola

Mario Castellani – La vera spalla di Totò

Marisa Merlini – Pane, amore e fantasia

Mario Carotenuto – Poveri ma belli

Memmo Carotenuto – Ignazio il torchio

E poi:

Ugo Bologna

Nando Bruno

Fiorenzo Fiorentini

Francesco Mulè

Luigi Pavese

Lina Renzi

Vinicio Sofia

Gisella Sofio

Saro Urzì

Enrico Viarisio

Toni Ucci

….e tanti tanti altri.

05
Mag
12

GLI ULTIMI PALADINI. I PUPARI.

“Pupi siamo, caro Signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti” (L. Pirandello, Il berretto a sonagli)

C’è tanta disperata amarezza in queste parole. Un’amarezza meridionale. I pupi e i pupari. Le parole possono avere significati amari. Ma il teatro dei pupi ha un altro significato. Il teatro dei pupi non è un teatro di marionette.

I pupari che dietro i fondali li muovono, i pupari “di l’opra de’ pupi” hanno per i pupi il rispetto “che ogni pupo vuole portato”. Il rispetto che Ciampa, pupo strozzato dai fili, chiede per sé. Forse invano. Questi pupari non soffocano i pupi. Questi pupari animano i pupi. Danno voce e sentimento alle loro “bambole” coperte di armature improbabili.

I pupari raccontano le loro storie improvvisando e raccontano come si raccontava una volta, credendo anche loro nella propria favola.

I pupari raccontano storie di ribelli. Raccontano la favola di quelli che si battono contro un potere prepotente e incomprensibile e in qualche modo riescono a vincere. Una favola. E i paladini ne sono i nobili protagonisti. Nobili non perchè sono conti e baroni e indossano costumi colorati e luccicanti, ma perchè loro, almeno loro, non combattono per sè.

Ai giorni d’oggi una visione attuabile all’epoca sociale che attraversiamo. Un sogno di tutti noi, che un manipolo di uomini combatta per un bene comune e non per fini personali. Un sogno di civile ed uguaglianza convivenza che i Pupari riescono a solleticare nella nostra ormai scettica fantasia. Il lavoro dei Pupari come ogni forma di ampliamento degli elementi logici di ragionamento e discernimento, come esercizio di riflessione umana è vessato, come ogni altra forma culturale e istruttiva del nostro tempo italico, attuato da una lobby anticulturale che si prefigge lo scopo di riportare la nazione al baratro dell’oscurantismo culturale, umano, sociale, intellettivo.

Un grazie a tutti i Pupari, artisti sopraffini i quali lottano per non scomparire, per non fare cadere nell’oblio una forma d’arte eccelsa, nutrita di ricordo, storia, impreziosita da buoni principi e esempi educativi di crescita umana.

Grazie agli ultimi Paladini.

LA FAMIGLIA ARGENTO- Palermo

OPERA DEI PUPI DELLA FAMIGLIA GARGANO- Messina

AGOSTINO PROFETA-Licata (AG

LA COMPAGNIA DEI PUPARI VACCARO-MAUCERI – Siracusa

TEATRO DEI PUPI SICILIANI DI DON VINCENZO GARIFO-Palermo

TEATRO DELLE MARIONETTE AURORA – Canosa

FRATELLI PASQUALINO -Roma

ASSOCIAZIONE DON IGNAZIO PUGLISI– Sortino, SR

OPERA DEI PUPI  PUGLISI– Sortino, SR

GIROLAMO CUTICCHIO -Palermo

COMPAGNIA MANCUSO – Palermo

TEATRO IPPOGRIFO diretto da NINO CUTICCHIO – Palermo

COMPAGNIA MACRI’ – Acireale

FRATELLI NAPOLI – Catania

MIMMO CUTICCHIO – Palermo
(Associazione Figli d’Arte Cuticchio)

03
Mag
12

L’italiano che inventò il jazz.

Da un paesino della Sicilia trapiantato in Louisiana era arrivato nel 1876 Girolamo La Rocca (nato a Salaparuta -Trapani il 17 Gennaio 1854) con la moglie Vittoria Di Nino,  che a New Orleans si stabilirono in un edificio di Magazine Street al n° 2022 occupando il piano terra ed il primo piano.
Qui Girolamo La Rocca – che a Salaparuta era stato calzolaio e suonatore di cornetta nella banda del paese, e che aveva fatto il servizio militare come caporale-trombettiere nei Bersaglieri del Generale La Marmora – aprì al pianoterra  la sua bottega di calzolaio.
In questa casa nacquero quattro figli: Rosario, Nick (Dominick James), Antonia e Maria. A quindici anni e mezzo, dopo la morte del padre, Nick poté dare libero sfogo alla sua passione per la cornetta e per la musica in generale: il suo primo lavoro fu quello di elettricista alla French Opera House che gli diede un contatto con il mondo della musica ed i soldi per comprare una nuova cornetta in sostituzione di quelle che gli aveva sistematicamente distrutto suo padre.
Nel 1905 Nick La Rocca cominciò a suonare in vari gruppi e orchestre; formò la sua prima orchestra nel 1908 avendo già con lui il clarinettista Larry Shields  futuro membro della Original DixielandJazz Band: essi suonavano per pochi soldi o anche solo per dei drinks (anche se La Rocca era astemio). E poi dopo tanta gavetta: “E quando la luce rossa si accese – ricordò La Rocca – avemmo il tempo di contare “uno-due” e fu un miracolo come cominciassimo insieme: non so, forse il buon Dio era con noi“.
La data era il 26 Febbraio 1917, i brani, Dixieland Jass One Step e Livery Stable Blues ; questo disco pubblicato dalla Victor ebbe un successo strepitoso che sorpassò quelli di Caruso e di John Philip Sousa: un milione e mezzo di copie vendute a 75 cents ciascuna! Tutto ciò accadeva nel 1917, e cioé 8 anni prima che Louis Armstrong incidesse da leader il suo primo disco; a quell’epoca ovviamente non esisteva la TV e la stessa radio era agli albori (appena l’anno prima, nel 1916, Marconi aveva iniziato i primi esperimenti di radiotelegrafia sulle onde corte); per questo il fatto che di quel disco si vendettero ben 1 milione e mezzo di copie merita di essere analizzato per l’effetto che ebbe non solo sui semplici ascoltatori ma anche sui musicisti di quel tempo.
Negli archivi della CBS sono stati trovati gli originali delle schede di registrazione della Columbia in cui il 31 Maggio 1917 é indicato come data di registrazione del gruppo di sei matrici dal quale provengono le due con cui venne stampato il disco Columbia A2297 (e cioé “Darktown Strutter’s Ball” di Shelton Brooks e “Indiana” di James Hanley); si può ragionevolmente concludere quindi che il famoso disco Victor 18255 comprendente “Dixieland Jass Band One-Step” sulla facciata A e “Livery Stable Blues” sulla facciata B, non é soltanto il primo disco di jazz “pubblicato”, ma anche il primo “registrato”. Gli ultimi anni della sua vita, Nick La Rocca, li dedicò a  a tentare di ripristinare la verità storica sul suo contributo alla nascita del jazz, “la verità di Dio” usava dire, rendendo chiaro che non desiderava meriti non suoi, ma che la sua opera avesse il giusto riconoscimento.




The Big Day1 Maggio 2012
The big day is here.