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La potenza della musica

671_4839049816406_1696485400_nLa musica è una forma di comunicazione particolare: non tanto linguaggio universale, ma media che permette la trasmissione di emozioni, vibrazioni, idee e stati d’animo da una o più persone ad altre. La musica è in grado di bypassare i tradizionali canali espressivi umani, in particolare quello semantico (verbale) e quello corporeo.

In questo senso, la comunicazione musicale diventa possibile anche dove esistono impedimenti che rendono difficile o impossibile interagire con persone che hanno deficit di tipo comunicativo di varia natura.

Moltissimi sono gli esempi di artisti con handicap diventati punti di riferimento e maestri in generi musicali diversissimi: pensiamo, solo per citare i più noti, a Stevie Wonder nel R’n’B e nel funk, o a Ray Charles nel blues e nel gospel; o ancora, a Michel Petrucciani nel jazz (che provocatoriamente si definiva fortunato per la sua malattia, che lo “costringeva” a dedicarsi alla musica anziché distrarsi con attività che non avrebbe mai potuto fare), a Pierangelo Bertoli nella musica d’autore o ad una superstar internazionale della lirica (ma non solo) come Andrea Bocelli.

La musica può essere veicolo comunicativo anche di fronte a difficoltà di carattere mentale? E possono fare musica le persone affette da un deficit cognitivo, o da disturbi come l’autismo? La risposta è : SI’.

La potenza della musica sta nel creare un nuovo linguaggio, ma anche nella capacità di attirare l’attenzione laddove è molto difficile.  Riesce a stimolare le aree ritmiche del cervello e di conseguenza anche risposte motorie e riflessi. Sembra infatti che, nel caso di bimbi disabili, l’aspetto più difficoltoso sia catturare l’attenzione e far sì che venga mantenuta per un determinato lasso di tempo. La musica, a tal proposito, riesce nell’intento, mentre la medesima cosa non accade sperimentando altre metodologie didattiche.

E…si può iniziare a studiare musica da adulti?

Si può studiare musica, cantare, imparare a suonare uno strumento musicale a tutte le età, senza limitazioni. Per anni una certa cultura accademica ha sostenuto il contrario, raccontando che per suonare il pianoforte o si iniziava a studiarlo tra i cinque e i dieci anni oppure non c’era speranza di cavarne fuori nulla di soddisfacente. Non è vero. Si possono ottenere risultati da “virtuosi” indipendentemente dall’età.

Se i risultati sembrano poco soddisfacenti non è per ragioni “fisiche” o per limitazioni anagrafiche; l’ostacolo è quasi sempre l’approccio mentale con cui ci si pone di fronte allo strumento. Ad esempio, il bambino non si pone l’obiettivo di diventare una star della musica, l’adulto sì! Un altro limite che rende difficoltoso lo studio degli adulti è la poca fiducia in se stessi, la fretta di imparare, di conoscere.

Si possono ottenere risultati grandissimi a tutte le età. L’importante è avere la passione e l’entusiasmo, SEMPRE!


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The Big Day1 Maggio 2012
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